Gli addetti sono circa 2.500 che raddoppiano con l'indotto. Lanciato il primo marchio a tutela della birra artigianale italiana
I birrifici artigianali in Italia sono attualmente 862. Un vero e proprio record. Se si pensa che nel nostro territorio ci sono nove aziende produttrici di birra con produzione industriale: Heineken Italia, Birra Peroni, Birra Castello, Carlsberg Italia, Forst, Menabrea, l'emergente Drive Beer (Birra Morena) e poi altre aziende minori (Theresianer, Semedorato ). Nel complesso gestisce 15 esercizi (in lavorazione Beverfood su dati Assobirra aggiornato al 2018). Ci sono circa 2.500 dipendenti che lavorano nel settore della birra artigianale. Nella maggior parte dei casi i birrai sono quelli che hanno prodotto la birra casa e che poi, mano mano, hanno potuto sviluppare un proprio marchio. Tuttavia, il percorso di studi ideale per diventare birraio è parte di un percorso universitario come Agraria, Tecnologie Alimentari o simili, che hanno come base la trasformazione e la produzione di prodotti alimentari. Successivamente, è possibile specializzarsi nella produzione di birra attraverso corsi specifici organizzati da enti riconosciuti e con un alto profilo. Le Università di Perugia, Milano, Torino e Udine sono tra quelle che hanno corsi di studio di questo tipo. Per aprire un microbrirrificio l'investimento iniziale parte dai 100mila euro fino al milione, per chi si aggiunge reggiente subito i 10-14mila ettolitri di produzione annua. Ai macchinari iniziali si devono poi aggiungere i costi per un capannone, almeno 350 metri quadrati, dove collocare l'impianti, gli allacci, le materie prime, i permismos, che modifica da Regione a Regione. Dal punto di vista normativo, inoltre, per aprire un birrificio non sono richiesti particolari titoli di studio: basta rispettare le leggi previste per il settore alimentare.
Intanto Unionbirrai ha lanciato il primo marchio collettivo a tutela dei consumatori e dei produttori di birra artigianale italiana. Il simbolo dell'Indipendente Artigianale è già apposto su bottiglie e imballaggi e garantisce le caratteristiche di indipendenza del produttore e artigianalità del prodotto. "La necessità di creare un marchio che identifici i veri artizianali birrifici – spiega Vittorio Ferrari, Presidente di Unionbirrai – è nato dal grande aumento del numero di produttori che cè stato negli ultimi anni. A seguito di questa crescita e del successo riscontrato sul mercato italiano, i grandi marchi industriali hanno iniziato a realizzare prodotti molto simili a tutte le birre artigianali oppure hanno acquistato dei birrifici che quindi non sono più indipendenti. Ecco che allora questo symbol ci acconsenti a istruire correttamente il consumatore, garantendo ai veri produttori il riconoscito del loro lavoro».
Il marchio può essere concesso ai piccoli birrifici indipendenti associati Unionbirrai dotati di codice accise e deputati alla produzione esclusiva di birra artigianale. Con la richiesta del simbolo, le aziende si impegnano a sottoporsi in collaborazione a tutte le visite ispettive dell'Associazione, che revocherà il marchio in caso di infrazioni. I birrifici associati possono richiedere e utilizzare il marchio gratuitamente, ma è in corso di valutazione la possibilità di concederlo anche a birrifici non associati, a patto che soddisfino le caratteristiche di indipendenza e artigianalità. Recentemente l'Associazione ha collocato in loco anche un marki dedicato al pub: il Comune sta infatti sviluppando una targa in ottone che permetterà ai clienti di riconoscere la realtà dove quotidianamente è possibile degustare la vera birra artigianale italiana.
FONTE: https://www.avvenire.it/economia/pagine/unionbirrai-birrifici-artigianali-un-successo-italiano