12 telecamere, 90 scatti per ogni posizione e guida storici arte

CAGLIARI – I Musei Civici di Cagliari scaldano i motori in vista della ripartenza fissata il 18 maggio con un programma di visite virtuali unico nel panorama delle offerte culturali nazionali in tempo di lockdown. Dalla Galleria Comunale d’Arte al Museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu”, i Virtual Tour non solo faranno scoprire i ‘tesori’ custoditi all’interno ma consentiranno al pubblico di interagire con gli storici dell’Arte per una full immertion nella struttura, nella storia della loro nascita e nell’intero patrimonio di opere pittoriche e artistiche di cui i Musei Civici sono depositari.
Si tratta di una modalità di visita estremamente innovativa, garantita da una tecnologia che utilizza scanner fotografici con 12 telecamere interne e altrettanti scanner laser, permettendo di creare uno spazio virtuale, misurato al millimetro, che si può esplorare come se si camminasse realmente all’interno di esso. Le immagini delle singole posizioni sono composte ciascuna da 90 scatti in altissima risoluzione, perfettamente allineate, senza percezione della sovrapposizione degli scatti, che consente una visualizzazione reale dei due musei, attraverso i molteplici punti di osservazione che mappano l’intera struttura ed evidenziano le opere contenute, complete di didascalie e testi esplicativi. Oltre agli appuntamenti di visita prestabiliti è possibile anche una prenotazione, che garantirà nel futuro di realizzare visite virtuali personalizzate a scuole, Università, studiosi di ogni parte del mondo. In ogni momento è possibile effettuare un Virtual Tour anche in autonomia, per entrambe i musei, accedendo al sito www.museicivicicagliari.it e andando alla sezione in primo piano.

LA GALLERIA COMUNALE D’ARTE – Primo museo civico della Sardegna, la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, a partire dal 1933 e fino al 1999, ha raccolto le testimonianza artistiche del Novecento. L’edificio, un’elegante architettura circondata dal verde dei Giardini Pubblici, il cui blocco originario risale al XVIII, fu interamente restaurato nel 1828 su progetto di Carlo Boyl di Putifigari. La facciata in stile neoclassico risale a quell’epoca, mentre l’interno fu ristrutturato per essere trasformato in Museo da Ubaldo Badas nel 1928. La Galleria ospita tre Collezioni: la Collezione Ingrao, la Collezione Civica Sarda e la Collezione d’Arte Contemporanea.

LA COLLEZIONE INGRAO – Composta da oltre cinquecento opere, la collezione copre un ampio arco temporale, documentando i principali movimenti artistici a partire dalla compostezza dell’arte accademica dell’Ottocento fino alle composizioni astratte del secondo Novecento.
Umberto Boccioni, esponente di spicco del movimento futurista italiano, è rappresentato da una straordinaria selezione di opere, tra cui Ines e lo studio a matita di Rissa in galleria, che illustra l’evoluzione della sua ricerca estetica, documentando soprattutto la fase giovanile dell’artista, quella realista-divisionista. Giacomo Balla, protagonista dell’arte del XX secolo, è presente con una serie di lavori tra cui spicca il pastello e carboncino pre futurista raffigurante lo scultore Giovanni Prini al lavoro. Alla metà degli anni Trenta risalgono importanti capolavori della raccolta, come Ritratto d’uomo di Carlo Carrà, Case alpestri in grigio di Fortunato Depero e Le sette virtù di Gino Severini. La collezione include altri importanti nuclei che riflettono i gusti collezionistici di Ingrao: i dipinti di Filippo De Pisis, un nutrito gruppo di oli di Mino Maccari, una raccolta di Giorgio Morandi che si compone di dipinti, disegni e carteggi, un’ampia sezione dedicata al gruppo “Novecento”. Il senso estetico del collezionista è testimoniato dalle “Quadrerie”, sorta di deposito visitabile al piano terra del museo, la cui esposizione ricorda le quadrerie ottocentesche.

LA COLLEZIONE CIVICA SARDA – Illustra i principali caratteri del complesso panorama artistico nella Sardegna del XX secolo, attraverso una nutrita raccolta di dipinti, sculture e incisioni. Le opere furono acquistate dal Comune di Cagliari in tre momenti fondamentali, a partire dai primi anni Trenta del Novecento. A questo primo periodo risale l’acquisizione di parte dei lavori che erano stati esposti nelle mostre del Sindacato Fascista Belle Arti, come Pioggia d’estate di Felice Melis Marini e Figura di giovane atzarese di Filippo Figari. Successivamente, nel giugno 1939, vengono acquistati il bronzo Bontà e un nucleo di sette gessi originali di Francesco Ciusa, comprendente la celebre scultura La Madre dell’ucciso, che rappresenta, in un’immagine-simbolo, la complessa identità del popolo sardo. A questo importante corpus si è aggiunta nel 1995 La Pietà, ora esposta presso il Palazzo di Città. Il terzo momento di acquisizioni, riconducibile alla metà degli anni Cinquanta, è connesso soprattutto all’attività dell’Associazione Amici del Libro, che permette il confluire nella collezione sarda della Giovinetta di Orani di Mario Delitala, del Coro a tre voci di Rita Thermes e de La mattanza di Foiso Fois. Dagli anni Ottanta – con l’allestimento del ciclo di mostre Per l’Arte in Sardegna – la raccolta civica viene arricchita da nuovi significativi esemplari, mentre, in tempi recentissimi, sono confluite nella Collezione Sarda opere come Tziu Poddanzu di Antonio Ballero, Composizione di Rosanna Rossi, Composizione T. S. 5 O Nere + 2 grigie di Ermanno Leinardi e un Telaio di Maria Lai. I Musei civici espongono in questa sede i capolavori di Francesco Ciusa, apice della collezione civica e della cultura sarda del secolo scorso.

LA COLLEZIONE D’ARTE CONTEMPORANEA – Inaugurata nel 1975, la Collezione d’Arte Contemporanea fu raccolta per iniziativa dell’allora direttore Ugo Ugo che si propose di rappresentare le principali tendenze della ricerca contemporanea tra gli anni Sessanta e Settanta. A partire dal 1968 il Comune di Cagliari acquisì settanta opere di artisti nazionali ed internazionali e tredici di artisti locali, realizzate, salvo poche eccezioni, tra il 1968 e il 1974. La riflessione sulla destinazione dell’opera e sul ruolo dell’artista nella società sono gli elementi trainanti della produzione artistica di quegli anni. Realismo, nuova pittura e persino la negazione della figurazione sembrano attirare il consenso del pubblico che, con un ruolo attivo, entra in contatto sempre più stretto con l’opera d’arte. La Collezione è rappresentativa dei movimenti e dei principali nodi di dibattito del tempo, con opere di Pietro Gallina, Mimmo Rotella, Eduardo Arroyo, ascrivibili alla Pop Art, con l’astrattismo attestato da Giò Pomodoro, Italo Antico, Hsiao Chin e Giovanni Campus. L’Optical e l’Arte Programmata sono rappresentate, fra gli altri, da Davide Boriani, Lia Drei, Enzo Mari e Nanda Vigo, mentre Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Mauro Staccioli sono solo alcuni dei protagonisti della collezione ascrivibili alla Minimal Art. La grande sala destinata alla Collezione D’Arte Contemporanea intende riproporre l’allestimento originale pensato da Ugo Ugo, con una selezione di lavori esemplificativa dello “spirito del ’68” che pervade la collezione.

IL MUSEO D’ARTE SIAMESE STEFANO CARDU – Il museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu” fa parte dei Musei Civici di Cagliari con la Galleria Comunale d’Arte e al Palazzo di Citta. La sua collezione, esposta al pubblico per la prima volta nel 1918, nelle sale del municipio cittadino, è unica in Italia e tra le poche al mondo: presenta un panorama significativo soprattutto delle armi siamesi, assai poco note, che formano il gruppo più nutrito ed interessante, oltre ad una notevole varietà di pezzi artistici di origine e di culture asiatiche diverse. Tuttavia non è individuato come “Museo d’Arte Orientale”, ma come “Museo d’Arte Siamese” per evidenziare che la parte preponderante degli oggetti è di origine siamese, ed è questa la caratteristica che dà alla collezione peculiarità e unicità. La collezione presenta non solo oggetti d’arte di tema religioso, ma anche oggetti d’uso domestico, preziosamente lavorati e di alto livello artigianale. Statuette e altri oggetti in avorio, prevalentemente del XVII secolo, lavorati con stupefacente bravura sono invece di produzione giapponese, come le Tsuba, rondelle in ferro che servivano a proteggere la mano che impugnava la spada. Tra le porcellane emergono quelle cinesi del periodo Ming e dei primi imperatori Qing (dal XIV secolo agli inizi del XVII secolo) che per bellezza di forma, qualità, decorazione, smalti, ornato esprimono una squisita manifestazione d’arte, unita ad una tecnica di altissimo livello. Una sezione del museo è dedicata alle armi. Prevalgono i pezzi di lusso, abbondanti d’argento e avorio, di lavorazione elegante. Molte delle armi esposte erano destinate solo alla parata e fra queste spiccano le lance della Guardia reale Siamese e un paio di rare “lance di stato” della Malacca. Caratteristici del Siam sono i pungoli da elefanti, talvolta adatti a fungere anche da armi. Un piccolo nucleo a sé, formano gli oggetti con foggia di armi, ma di uso rituale, in particolare i rari pugnali da esorcismi, usati nella medicina tradizionale. A conferire ulteriore interesse al museo, una rara collezione di monete, datate a partire dall’XI secolo fino al secolo scorso.