Sarà stata la voglia di andare controcorrente sfidando etichette Doc, Igp e Docg. Sarà stato il desiderio di percorrere insieme la via coraggiosa e originale della sperimentazione che ha portato Masi Agricola, storica azienda oggi guidata da Sandro Boscaini e l’azienda agricola Futura di Bruno Vespa a produrre «Terregiunte – Vino d’Italia», un rosso rubino profondo che senza di loro non avrebbe mai visto la bottiglia.
«L’idea è stata di Bruno Vespa che ne ha parlato con il proprio enologo – ricorda Sandro Boscaini – e alla domanda con chi lo facciamo ha detto Masi. Così abbiamo ragionato assieme a Bruno e ci è venuto in mente che vini pugliesi e veneti si amano. Del resto finora non esisteva un vino d’Italia, in grado di esprimere le caratteristiche di tutta la Penisola».
Nel 2016 dopo un lungo lavoro di ricerca da parte degli enologi Riccardo Cotarella, al terzo mandato come presidente di Assoenologi e copresidente di Union International des Oenologues, e Andrea Dal Cin vengono selezionati due grandi vini: il “Costanera” Amarone della Valpolicella Classico di Masi Agricola e “Raccontami” Primitivo di Manduria prodotto dalla cantina di Bruno Vespa.
«Dopo la vinificazione nei rispettivi territori sono stati messi in blend, hanno goduto della fermentazione malolattica e del successivo affinamento in botti di legni pregiati francesi come il rovere proveniente dal Massiccio centrale – continua Boscaini -. Oggi le bottiglie stanno continuando l’affinamento e saranno pronte per metà novembre. Sarà un qualche cosa di unico, un Fratelli d’Italia in bottiglia».
Un vino unico e in edizione limitata: nella prima annata di Terregiunte sono stata prodotte 13mila bottiglie oltre a 500 magnum. Il posizionamento sarà a un livello di prezzo medio-alto, intorno ai cento euro la bottiglia, considerando la rarità del prodotto e le potenzialità del lungo invecchiamento. La distribuzione verrà curata “alla pari” dalle due aziende: Masi esporta in 120 mercati mentre Futura in una ventina.
Terregiunte 2016 non è un esperimento fine a se stesso ma è una etichetta, anzi una partnership che si preannuncia di lungo corso, con una vita propria e la cui produzione continua con le annate 2017, 2018 e la vendemmia 2019. «Non è solo la territorialità il valore che conta ma la capacità di trovare il meglio dai territori che si aprono all’abbraccio e possono essere sinergici – continua il presidente di Masi Agricola -. Si tratta di cercare quegli elementi che gratificano quei due o tre componenti in cui si esaltano le caratteristiche olfattive, aromatiche oltre all’eleganza che permettono di creare un grande vino».
«Un vino si fa anche pensando ai gusti del mercato e questo è un vino simbolico che unisce due regioni e rappresenta l’Italia intera» aggiunge Vespa. L’idea di fare del blend con etichette diverse si è rapidamente sparsa tra gli addetti ai lavori e altre cantine hanno già imboccato la strada tracciata da Masi e Vespa.
Da parte sua Luca Zaia, governatore del Veneto, non solo ha fatto i complimenti a Cotarella e Dal Cin «per il lavoro veramente unico fatto» ringraziando per avere scelto l’Amarone «nostro punto di riferimento». Michele Emiliano, presidente della Puglia ha posto l’accento sulla storica amicizia che collega il Veneto e la sua regione che si rinsalda anche con questa iniziativa.
Gli artefici di questa inedita etichetta sono gli enologi che hanno lavorato come due artisti di fronte a una tela bianca. «È stata una sfida enorme perché avevamo due persone come Boscaini e Vespa che volevano un vino alla loro altezza – aggiunge Cotarella -. Avete avuto coraggio perché è stato come affidare un quadro a due pittori. È stato un progetto che non credevo di vivere con così tanto entusiasmo». Terregiunte è stato realizzato partendo da vini diversi non solo per la loro origine ma per i vitigni e i diversi tempi di lavorazione. Il Primitivo si ottiene da una uva difficilissima dalla buccia sottile, deve raggiungere una gradazione importante e si presta per sposare vini con caratteristiche opposte alle sue. Per l’Amarone si procede con un lento appassimento per circa tre mesi su canne di bambù dove le uve hanno una lenta disidratazione. Due opposti di terre lontane che una volta uniti danno vita a Terregiunte.