“Per superare questo momento non facile è necessario investire su noi stessi e sulle nostre competenze – afferma Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici –. È fondamentale formare nuove figure professionali in grado di innovare le aziende del calzaturiero Made in Italy e coniugarsi al meglio con la nostra tradizione e gli standard di eccellenza che caratterizzano la nostra produzione. La formazione, affiancata da mirate strategie di internazionalizzazione e da importanti iniziative fieristiche tra cui il Micam, è la risposta concreta con cui possiamo avviare un processo di rilancio del calzaturiero italiano e confermarne il primato nel mondo. Un settore fondamentale per la nostra economia e che può far da volano all’intero sistema Paese”.
L’evoluzione nel complesso premiante delle vendite estero – che ha spinto l’attivo del saldo commerciale dei primi 6 mesi ad un consolidamento significativo (+10,7%) – nasconde in realtà un’ampia eterogeneità di performance aziendali, che vede la presenza – accanto ai brillanti risultati realizzati da molte griffe internazionali del lusso cui diverse aziende fanno da terzista (come dimostrano le crescite rilevanti dei flussi verso la Svizzera, tradizionale hub logistico-distributivo dei grandi brand, e verso la Francia) – di un numero non trascurabile di imprese che, in un contesto così complesso, ancora stentano ad invertire la rotta e ad intraprendere dinamiche favorevoli.
Non mancano mercati in espansione (Nord America e Far East segnano aumenti a doppia cifra in valore), ma l’incremento risulta spesso accompagnato da contrazioni in volume (prossime al -4% per USA e Canada; più contenute, -1,1%, per i Paesi dell’Estremo Oriente, con il Giappone in affanno).