Per Fca capacità produttiva di 1,5 milioni di auto l’anno, sovradimensionata del 33%

Sarebbe l’Europa il cuore produttivo del Gruppo frutto della fusione tra Fca e Psa. Con un importante radicamento negli Usa, portato in dote dal Lingotto, e un avamposto cinese costruito dai francesi. In Italia Fca ha una capacità installata per almeno 1,5 milioni di autoveicoli, sovradimensionata però di un terzo, un problema che invece Psa non ha. La produzione in Italia scende, nel 2018 si è fermata a 667.526 unità, in calo, numero che sale a oltre 900mila se nel computo si inseriscono anche i commerciali leggeri.

I sindacati parlano di una «occasione importante» ma sottolineano come priorità quelle di rilanciare sviluppo e produzione in Italia e tutelare l’occupazione.

Cinque i siti auto di Fca in Italia, stabilimenti a cui si affianca il polo della Sevel dove Fca e Gruppo Psa collaborano da anni per la produzione di commerciali leggeri. L’Europa nel complesso conta su altri tre siti di assemblaggio finale in Turchia, Polonia e Serbia mentre in America gli stabilimenti sono concentrati tra Michigan, Messico, Brasile e Argentina.

I poli dove sono concentrate le produzioni premium a marchio Alfa Romeo e Maserati sono Cassino e Torino (Mirafiori e Grugliasco) mentre Jeep, che ambisce a diventare il brand globale del nuovo potenziale gruppo, ha le sue radici, italiane e europee, a Melfi anche se lo zoccolo duro delle produzioni è Oltreoceano.

Nel sito lucano è al via la produzione del Jeep Compass mentre Cassino ospiterà il secondo suv del Tridente, parte del piano industriale da 5 miliardi annunciato dal Gruppo per l’Italia. Pomigliano accoglie la linea della Panda e sarà installata qui la produzione del nuovo B-suv dell’Alfa Romeo. Le competenze in materia di mobilità elettriche il Lingotto le ha concentrate su Mirafiori dove saranno prodotte, dal primo trimestre 2020, le Fiat 500 full electric.

Sul versante francese la mappa degli impianti produttivi è altrettanto globale, con l’evidente “buco” degli Stati Uniti e una presenza nettamente maggiore in Francia (cinque fabbriche), Spagna e Portogallo (quattro impianti), Gran Bretagna (2, qui incombe Brexit) e Germania (ex Opel, a Rüsselsheim, dove l’output verrà tagliato in attesa di spostare la produzione dell’Astra dalla Polonia nel 2021).

Sul versante opposto del Mediterraneo, quest’anno è stato aperto un polo a Kenitra, in Marocco, dove dalla fine di giugno è partita la produzione della nuova 208 (prodotta anche a Trnava, in Slovacchia). L’impianto, che utilizza l’ultima generazione della piattaforma Cmp, avrà una capacità di 200mila veicoli. Nel 2020 Psa aprirà anche in Algeria.

Il punto debole della produzione è nella lontana Cina, dove le vendite di Psa sono passate da un massimo di oltre 730mila vetture nel 2014 a meno di 250mila lo scorso anno. Il 2019 sembra andare ancora peggio, con soli 64mila veicoli venduti nel primo semestre. Psa in Cina si sta preparando a cedere due dei suoi impianti della joint venture con Dongfeng (che detiene il 12% del gruppo transalpino) e a licenziare migliaia di lavoratori.

Non va nello stesso modo in Europa. E così Force Ouvriere, primo sindacato tra i lavoratori di Psa, vede una «dinamica industriale positiva» nel progetto di fusione tra Psa e Fca. Più cauta la posizione di Cfe-Cgc che ritiene non siano previste chiusure di impianti in Francia, mentre la Cgt ammonisce che «i lavoratori ne pagheranno il prezzo».

 

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