Puntare sulle aziende di qualità che distribuiscono lauti dividendi può rappresentare una valida alternativa di investimento. E non bisogna andare molto lontano dai confini nazionali, come testimoniano le cedole pagate a Piazza Affari sul 2018: per esempio, secondo i calcoli di Equita, Fca ha offerto un rendimento complessivo del 16,3% tra dividendo ordinario e straordinario (figlio dei 6,2 miliardi incassati dalla vendita di Magneti Marelli). Intesa Sanpaolo, invece, ha pagato il 9,8%, seguita da Azimut (6,9%) e Unipol Sai (6,3%).
Intesa è la «regina»
Ma a quali titoli bisogna guardare oggi per assicurarsi un rendimento (quasi) certo? In base alle stime di Equita, il dividend yield più alto sul bilancio 2019 sarà offerto da Intesa Sanpaolo (9,8%), seguita a ruota sempre da Azimut (6,4%) e poi da Eni, con un rendimento al 6,3% più alto rispetto a quello pagato quest’anno (6,1%). Proprio su quest’ultima, Domenico Ghilotti, co-responsabile Ufficio studi di Equita, ha una visione particolarmente positiva: «Hanno avuto un successo esplorativo eccezionale negli ultimi anni, riuscendo ad abbattere l’indebitamento e a ridurre il break-even del prezzo del petrolio.
Le utility
Inoltre, tra i titoli da tenere sotto osservazione ci sono anche le utility, come Enel e A2a (il rendimento sul 2019 è stimato rispettivamente al 5% e al 4,9%, ndr ), che nelle nostre analisi si piazzano sempre tra le prime dieci posizioni». E poi, l’esperto di Equita consiglia anche di guardare a Telecom: «Il rendimento da cedola sul 2019 è zero, ma comprando le azioni di risparmio (non danno il diritto di voto in assemblea, ndr ) si ha un dividendo minimo garantito in caso di utile del 5,9%».
L’effetto Borsa e le quotazioni
Nella valutazione dei titoli su cui investire, però, bisogna considerare anche l’andamento in Borsa, che se da un lato potrebbe amplificare l’effetto cedola, dall’altro potrebbe anche azzerarlo. Chi avesse comprato a inizio anno i titoli delle società salite sul podio quest’anno, ovvero Intesa Sanpaolo, Azimut e Unipol Sai, avrebbe ottenuto una performance totale, tra dividendo 2018 e andamento in Borsa, rispettivamente del 15,2%, 94% e 24,7 per cento. Ma ci sono anche situazioni diametralmente opposte, con aziende che, pur avendo pagato un buon dividendo, mostrano una performance totale da inizio anno negativa, come Ubi (-3,5% a fronte di un yield del 5,2%) e Pirelli (-9,1% contro un yield del 3,8%).
«Dunque, non basta guardare al dividend yield per trovare l’investimento giusto – avvisa Ghilotti -. Bisogna anche valutare la sostenibilità del business, il livello di indebitamente e il pay-out (la percentuale dei dividendi distribuiti rispetto all’utile complessivo, ndr)», conclude.