Quando si parla di “eccellenze” del settore agroalimentare italiano spesso si fa implicitamente riferimento alle qualità organolettiche di un prodotto. Nella realtà, e nel tempo, i prodotti di qualità certificata italiani, i marchi Dop e Igp, sono diventati sempre meno un fiore all’occhiello e sempre più spesso driver con ricadute economiche importanti per i territori dei quali sono espressione. Non fa eccezione la Mozzarella Dop che oggi a Palazzo della Borsa a Milano ha presentato lo studio realizzato dallo Svimez sull’Impatto socioeconomico della Mozzarella di Bufala Campana Dop”.
Le ricadute sul territorio
L’indagine è stata compiuta su un campione altamente rappresentativo di imprese produttrici (62 sulle 94 totali iscritte al Consorzio di tutela) e ha messo in evidenza che caseifici e allevamenti iscritti al consorzio hanno realizzato lo scorso anno un fatturato di 577 milioni di euro (con una quota di export del 32%). Un valore però che sul territorio e quindi sull’intero indotto ha generato un giro d’affari di 1.218 milioni. «In sostanza – si legge nel rapporto – per ogni euro di prodotto fatturato dal Consorzio se ne attivano in termini tecnici 2,1 euro nel sistema economico locale».
E significative sono anche le percentuali relative all’incidenza della Mozzarella di Bufala Campana Dop su Pil e occupazione dei territori. Il valore aggiunto creato dalla filiera bufalina, e nonostante il modesto numero di imprese coinvolto (94) ha infatti un’incidenza sul Pil totale delle due provincie chiave della produzione della Mozzarella Dop, Caserta e Salerno, pari all’1,4%. Mentre gli 11.200 addetti della filiera bufalina rappresentano una quota dell’1,5% sull’occupazione totale delle due province.
«E risultati ancora più interessanti – ha spiegato il direttore dello Svimez, Luca Bianchi – emergono anche dall’analisi dei bilanci delle aziende della Mozzarella. Il margine d’impresa calcolato rapportando il risultato prima delle imposte al volume del fatturato risulta del 6,3%. Un valore che si pone molto al di sopra di quello medio delle Pmi italiane (che è del 4,9%) e delle Pmi del Sud (4,2%). E di grande rilievo sono anche gli indicatori sulla solidità finanziaria e sulla propensione agli investimenti. Numeri che fanno della Mozzarella di Bufala Campana uno dei principali distretti agroalimentari del Mezzogiorno, la collocano su livelli analoghi a un brand premium dell’automotive e che spiegano come compiere scelte di qualità possa avere importanti ricadute in termini di reddito e di occupazione».
Rafforzamento dell’export
«Dal rapporto Svimez emerge la capacità della Mozzarella di Bufala Campana – ha commentato il presidente del Consorzio Dop, Domenico Raimondo – di trattenere valore sul territorio. Un importante asset economico del paese che per giunta non è delocalizzabile». «La Bufala Dop – ha aggiunto il direttore dell’organismo di tutela, Pier Maria Saccani – è l’emblema di una delle particolarità del made in Italy: quella cioè di prendere antichi saperi e portarli con investimenti ed export in una dimensione contemporanea. Il passo successivo sarà ora, partendo dai dati sulla solidità finanziaria delle imprese della filiera emersi dal rapporto, avviare in tempi brevi un confronto con il sistema creditizio per mettere a punto strumenti ad hoc che consentano di rafforzare gli investimenti in formazione, innovazione e propensione all’export»