Una buona e salutare abitudine che vale quasi 10,5 miliardi. È la prima colazione degli italiani, sana abitudine per quasi tutte le famiglie ma a saltarla è solo il 12%. Tra le più virtuose i nuclei con figli under 14, si tratta di circa 4 milioni di persone, dove il rito mattutino si celebra sempre. È quanto rivela «Io comincio bene», ricerca realizzata dall’Osservatorio Doxa/Union Food che ha indagato sulle abitudini degli italiani.
A saltare la colazione sono soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni: quasi uno su cinque per un motivo o per l’altro, preferiscono dormire o non hanno tempo, non la fa. A volte recuperano con un break a metà mattina.
Tra biscotti, cereali, caffè, succhi, marmellate e miele il valore della produzione degli alimenti consumati è di circa 10,4 miliardi escluso latte e yogurt. «Il settore si conferma un’eccellenza del Made in Italy alimentare e un chiaro esempio delle grandi capacità delle aziende italiane» rimarca Marco Lavazza, presidente Unione Italiana Food. Negli ultimi anni è cresciuto il reparto biscotteria (+2,6% a valore tra il 2017 e il 2018), merendine e torte (+0,8%) mentre il consumo di caffè si avvicina a 6 chili l’anno. Sempre più si stanno affermando i prodotti con un maggiore contenuto salutistico, dai muesli e cereali al miele. Un trend che coinvolge la metà degli italiani. I comportamenti alimentari virtuosi degli italiani conquistano il plauso degli esperti: «la colazione va consumata ogni giorno. giusto mix dato da cereali, latte o derivati e frutta» spiega Giulia Cairella, Vice Presidente Sinu. Infatti una buona prima colazione dovrebbe apportare tra il 15 e il 25% dell’energia della giornata. Andrea Ghiselli, Presidente Sisa, plaude al corretto mix tra cereali o derivati «ma gli italiani sarebbero da bocciare sul consumo di frutta, quasi totalmente assente e che invece andrebbe inserita, sia per favorire l’idratazione che per il suo contenuto di fibra, vitamine, minerali e per l’effetto sulla sazietà».
Sul tema delle etichette Lavazza sottolinea come la tabella nutrizionale sia più corta grazie al lavoro dell’industria che hanno tolto ingredienti poco salutari e «si deve vedere lo stile di vita». Il presidente dell’Unione Italiana Food boccia in toto le discusse etichette a semafori “Nutriscore” che verranno adottate da Nestlé. «È un modello sbagliato perché troppo semplificativo, danneggia i consumatori e l’industria».
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