"La nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo primo intervento al Parlamento europeo, ha indicato un obiettivo ambizioso, che è quello di fare dell'Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, riducendo le emissioni di CO2 almeno 50% entro il 2030. Penso, quindi, che il nostro Paese deve continuare in questo processo di miglioramento in chiave green della sua ”. Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, intervistato da Fortune Italia, commenta i dati dell'ultimo rapporto GreenItaly, redatto da Fondazione Simboli e Unioncamere, promosso in collaborazione con lui Conai e Novamont, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente, che ha misurato la forza della green economy nazionale.

Competitività, cura per l'ambiente, efficienza, coesione sociale ma anche un antidoto contro la crisi. I 'lavori verdi' sono tutto questo e non solo e rappresentano un incentivo ad impegnarsi e sostenere la ripresa economica, alimentando il fatturato delle imprese. Secondo il documento, sono più di 345.000 le aziende italiane del settore e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2017 in prodotti e tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. In pratica, un'azienda italiana su quattro, il 24.9% dell'intera imprendaria extra-agricola. E nel produttore sono quasi una su tre (30.7%).

"La scelta ecosostenibile contribuisce ad aumentare la competitività delle aziende - afferma Giuseppe Tripoli - Le aziende che hanno investito di più nello sport green, hanno avuto risultati economici migliori e hanno dimostrato di avere una maggiore propensione all'innovazione. Aggiungo che il vantaggio dell'investimento verde è anche nell'immagine che l'azienda dà all'esterno. La sensibilità dei consumatori sul tema della tutela dell'ambiente e delle risorse, infatti, sta crescendo in maniera consistente negli ultimi anni. E riflette anche nuovi stili di consumo che tendono a premiare quanti hanno selecto la via della sostenibilità”.

Le aziende misurate da GreenItaly hanno una dinamicità sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: con specifico riferimento a tutte le aziende manifatturiere, quelle che hanno visto un incremento delle esportazioni sono 34% di chi ha investito nel verde contro 27% tra quelli non lo ha fatto “I risultati - afferma Tripoli - vanno nella direzione di una riduzione dei costi aziendali (27%), un miglioramento del prodotto o dei servizi offerti (20%), un aumento della produttività e dell'efficienza (19%). Tra gli altri benefici che le aziende riportano ci sono l'aumento delle vendite, l'acquisizione di nuovi clienti e l'ingresso in nuovi mercati (12%), la riqualificazione dei lavoratori (10%) e l'aumento dell'occupazione (9%)”.

Spinto dall'export e dall'innovazione, anche il fatturato cresce: basti pensare che un aumento del fatturato ha coinvolto il 32% delle aziende che investono green contro il 24% nel caso dei non investitori. Aumentano inoltre i lavori verdi, quelli in cui gli occupati devono compeciano 'verdi', che in Italia sono già 2 milioni 998 mila. Il 13% dell'occupazione complessiva nazionale.

Un valore destinato a salire ancora. Per Giuseppe Tripoli «nei prossimi 5 anni le aziende italiane cercheranno tra i 518.000 e i 576.000 lavoratori con competenze green per sfruttare l'opportunità offerta dall'economia circolare. E questo dimestra che il treno, sul quale l'Italia è già salita, correrà ancora più veloce".

 

 

FONTE: https://www.fortuneita.com/2019/09/02/green-jobs-la-scelta-ecosostenibile-aiuta-le-imprese/

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