Facebook pagherà gli editori per creare uno spazio con notizie verificate UN

Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Facebook ci riprova e torna a bussare alla porta dei giornali: secondo un’indiscrezione del Wall Street Journal, poi confermata da Menlo Park, dal prossimo autunno il social network proporrà ai suoi utenti notizie o anteprime di notizie certificate di partner editoriali a cui riconoscerà un contributo economico. Non si tratta solo di dividere gli introiti pubblicitari, come accade per gli Instant Articles, ma di pagare gli editori per poter pubblicare i loro contenuti in un flusso dedicato e alternativo al News feed degli aggiornamenti di amici e pagine che tanti grattacapi ha causato negli ultimi due anni e mezzo.

La strategia era già stata adottata, e abortita, con i video live: Facebook aveva investito milioni per incoraggiare produzioni di qualità. Poi aveva chiuso il portafoglio, mentre le dirette degli utenti hanno confermato i soliti problemi di diffusione incontrollata di materiale illecito, violento o sconveniente (vedi la sparatoria di Christchurch). Si basa su un investimento ex ante — per ora negli Stati Uniti — anche Watch, la sezione video che vuole provare a infastidire Youtube e Netflix con serie tv e format originali e sta per introdurre una parte su abbonamento. Secondo il Wsj, Mark Zuckerberg — che nell’estate del 2016 aveva provato ad allontanare la patata bollentissima dell’assunzione di responsabilità di quanto circola sulla sua piattaforma con l’ormai storico «non siamo una media company», che ha goffamente preceduto di pochi mesi il ciclone fake news — è disposto a investire fino a 3 milioni di dollari all’anno per periodi fino a tre anni per poter usare titoli, anteprime o interi articoli. Saranno gli editori a decidere quanto mostrare direttamente all’interno del social o se sfruttare la vetrina per traghettare gli utenti ai loro siti, senza dimenticare come Facebook abbia già messo un piede anche nelle sottoscrizioni agli abbonamenti, proponendosi come partner tecnologico per aiutare i giornali ad assicurarsi lettori paganti.

Il perché di questo ennesimo tentativo è chiaro: se, da una parte, con l’unificazione delle sue app Facebook punta a un futuro in cui le bacheche pubbliche avranno sempre meno influenza a favore degli scambi privati o all’interno di gruppi o comunità sempre più ristrette (un primo passo verso l’unificazione di tutte le app di chat sta per essere compiuto con l’asse fra Instagram Direct e Messenger, che potranno comunicare fra loro), dall’altra è consapevole di come quattro americani su dieci lo sfruttino ancora per informarsi (fonte: Pew Research Center) e di quanto i contenuti generati o selezionati solo dagli utenti lo abbiano messo in una posizione molto scomoda — per essere generosi — davanti alle autorità di tutto il mondo. Al Congresso americano, nell’aprile del 2018, Zuckerberg ha riconosciuto che «Facebook ha la responsabilità sui contenuti che compaiono sulle nostre piattaforme».

Gli algoritmi, i giudizi degli utenti, a cui è stato anche chiesto di esprimersi sull’affidabilità delle fonti; e il fact-checking di terze parti non sono evidentemente sufficienti per mantenere il contesto salubre. Serve una sezione riparata per le notizie, che in prima battuta — si parla sempre di States — dovrebbe ospitare Abc, Down Jones, Washington Post, Bloomberg e altri. Le incognite sono chiare quanto gli obiettivi: in primis la soddisfazione e la costanza di Facebook, che potrebbe stancarsi come accaduto con i live o potrebbe decidere di far pagare gli utenti per rientrare dell’investimento (come fa Apple e come Zuck si sta accingendo a fare su Watch). Andrà valutata anche la risposta degli editori, che potrebbero non volersi impegnare, visto com’è andata con live, e che si siedono al tavolo delle trattative con uno dei due giganti — l’altro è Google, la cui linea è sempre stata quella di non scucire un dollaro — che inghiottono il 60 per cento dei ricavi pubblicitari digitali. Chi ha bisogno di chi? E quanto? Chi può fare a meno di chi? E, soprattutto, si arriverà a un compromesso che migliori l’esperienza degli utenti, soddisfi Facebook e soprattutto riconosca agli editori di notizie quanto gli spetta? In autunno, quantomeno Oltreoceano, ne sapranno di più.

https://www.corriere.it/economia/consumi/19_agosto_10/facebook-paga-editori-creare-spazio-notizie-verificate-89b00412-bb45-11e9-9f76-c4a17a124b8d.shtml