Varcare i cancelli di un Salone nautico è un po’ entrare in un mondo dove si compie la magia del giorno che ruba i sogni alla notte. Perché è ammirando, sfiorando, visitando quelle barche, quei gommoni, vele e motori, tecnologie e giochi d’acqua che il momento si fa desiderio e il desiderio sogno o progetto. E magari promessa e qualche volta, per i più fortunati, subito realtà.
Il Salone nautico di Genova
Mille barche all’ormeggio accoglieranno dal 19 al 24 settembre a Genova decine di migliaia di visitatori. Piccoli e grandi prodotti dietro le quali ci sono teste e mani e cuori certamente, che li hanno pensati, disegnati, voluti, assemblati, rifiniti.
Quella della nautica è una delle più ampie e complesse filiere industriali, tenuto anche conto che la dimensione media dei cantieri è assai contenuta. E forse è proprio in questa artigianalità raffinata ma tecnologica che sta il successo della nautica italiana nel mondo.
Il primato italiano
Non ci sono marchi che sfornano barche grandi o piccole in quantità industriali (neanche gioielli come Sanlorenzo, Benetti, Ferretti), ma prodotti ideati con quel gusto tipico di altre eccellenze del made in Italy, dall’arredamento alla moda. E non è un caso, dunque, che non siano pochi anche i marchi blasonati di altri competitor che si avvalgono di studi di progettazione, tecnologie, arredi e spesso anche manodopera italiani.
La Fiera regina del Mediterraneo
Di tutto questo patrimonio, Genova è la sintesi e la vetrina, appuntamento che negli anni è assurto al rango di Salone più importante del Mediterraneo. Non una passeggiata, tenuto conto della concorrenza non formale di saloni come quelli di Cannes (appena finito), di Monaco (in agenda dal 25 settembre e dedicato ai mega yacht), di Barcellona (dal 9 ottobre).
E non una passeggiata, ma una corsa, è quella di un settore che da qualche anno, ormai, passata la grande crisi, cresce a doppia cifra ed è leader nel mondo. Circa 3.200 imprese che occupano oltre 22 mila addetti per un fatturato che ha toccato i 4,2 miliardi di euro e superato i dieci con un indotto che di lavoratori ne impiega 150 mila.
Italia leader di accoglienza
Leader, dunque, e non solo nella progettazione e nella costruzione, ma anche nella manutenzione e servizi, tenuto anche conto che almeno il 70% dei super (cioè oltre i 24 metri) e mega (oltre i 40) yacht naviga per buona parte dell’anno nel Mediterraneo.
Calcolato che, insieme, questi soli due segmenti del mercato contano più di 5 mila imbarcazioni, è facile immaginare il livello di servizi richiesti. Con i suoi 200 porti, l’Italia è punto leader di accoglienza, nonostante una politica fiscale non certo favorevole. Quello della politica fiscale non è certo l’unico elemento penalizzante non solo per i porti ma per l’intera filiera nautica, come per il resto dell’industria nazionale.
Ma forse la forza misteriosa che spinge il made in Italy è proprio questa: riuscire a tirar fuori il bello, l’unico, l’inimitabile dal brutto in cui le imprese sono costrette a operare e competere.