È un 2019 di rivalsa per Piazza Affari, che nel primo semestre dell’anno ha guadagnato il 15%, che è diventato +20% nei primi giorni di luglio .
Il balzo ha riportato il Ftse Italia All Share, l’indice delle azioni milanesi, al livello dello scorso autunno, quando è partita un’ondata di vendite. Nelle sedute più recenti, inoltre, il listino italiano ha festeggiato la mancata multa della Commissione europea per lo sformaneto del deficit (per ora sventato) e ha preso più slanciodegli altri parterre.
Nel frattempo, però, l’economia globale ha rallentato e l’Italia rischia un’altra frenata, che non farebbe certo bene alle quotazioni. Le incertezze, in realtà, non sono mancate nemmeno nel primo semestre. Anzi, le questioni che preoccupano gli investitori sono ancora aperte, dalla Brexit alle guerre commerciali, alle tensioni politiche.
Per quanto riguarda l’ottimismo per le nomine ai vertici europei, poi, la tolleranza dei nuovi presidenti della Banca centrale e del Consiglio europeo rispetto a una politica più flessibile e meno rigorosa è tutta da verificare.
Inoltre, nel nostro paese la crescita è prevista inferiore quella del resto dell’Eurozona. Anche se le ultime indicazioni dal mondo delle imprese hanno segnalato un incremento dell’attività, soprattutto per il settore dei servizi. «Per gli stati europei più grandi – spiega Chris Williamson, capo economista di IHS Markit, che elabora i sondaggi – i dati dell’indagine rispecchiano il forte rallentamento della crescita del Pil a +0,4% in Spagna e solo un modesto +0,2% in Francia e in Germania, mentre l’Italia si prepara a una contrazione dello 0,1%. Il settore terziario controbilancia la profonda recessione del manifatturiero. Tuttavia, preoccupa la lunga contrazione del manifatturiero e la possibilità che la debolezza si riversi sul terziario, la cui resistenza appare singolare». Un’altra mezza buona notizia per Piazza Affari è che gli utili nel primo trimestre dell’anno si sono stabilizzati (+0,2% secondo Thomson Reuters) a fronte dei cali nei principali mercati dell’Unione europea.
«In Italia – afferma Giacomo Calef, responsabile in Italia di Notz Stucki, la crescita economica è bassa e quindi le aziende che hanno un’attività domestica soffrono i pochi consumi, mentre quelle che esportano devono sopportare i rischi derivanti dalle tensioni commerciali. Dunque, in chiave difensiva, è opportuno selezionare i titoli delle società che esportano all’estero, prestando attenzione alla volatilità derivante dalle tensioni internazionali. Dopo il recupero delle perdite subite nel 2018 e vista la crescita economica fiacca, preferiamo capitalizzare buona parte dei guadagni e concentrarci sui titoli anti-ciclici (cioè quelli i cui guadagni non sono legati alla ripresa, ndr)».
Una certezza, invece, è la mano morbida delle banche centrali, accorse di nuovo in sostegno dei mercati con la disponibilità a tagliare i tassi di interesse e a iniettare liquidità nel sistema; una parte della moneta abbondante, infatti, finirebbe nelle borse a spingere i prezzi. «I mercati, non solo quello italiano -afferma Giovanni Cuniberti, consulente fee- only di Gamma Capital Markets – si allontanano dall’analisi dei dati macroeconomici che continuano a fornire segnali di rallentamento, e si concentrano sugli eventi geopolitici e sulle parole delle banche centrali. A parità di condizioni, lo scenario del secondo semestre potrà essere positivo».
IL SEMESTRE DI PIAZZA AFFARI
Finora, le azioni di Piazza Affari che hanno corso di più appartengono a un settore difensivo e allo stesso tempo innovativo come quello della salute (con in testa Amplifon e Diasorin); inoltre, a quello dell’auto (dove dominano Ferrari e a Fiat Chrysler) e a quello tecnologico (spinto da It Way, ma anche da Eurotech e da Stm). L’auto, secondo Cuniberti, è un cavallo ancora in corsa: «Il possibile intervento repentino della Bce in caso di problemi, magari con una riduzione dei tassi interbancari, potrebbe favorire i settori ciclici con l’auto. Fca, in particolare, potrebbe beneficiare di future trattative di aggregazione, mai sopite dopo il ritiro della proposta di fusione con Renault. Anche Intesa Sanpaolo è nel radar, perché sfrutterà la riduzione del rischio Italia».