Nel 2018, l’economia della Regione è cresciuta grazie alle vendite estere e agli investimenti. Con effetti benefici su occupazione e consumi. Ma tra Brexit e dazi, l’eccessiva apertura del sistema pone dubbi sul futuro

(Bloomberg)

Gli incentivi a investire in beni strumentali e l’export che – nonostante non corra più come prima – garantisce, al traino della Germania, performance con ampi margini. Nonostante i dazi, i dubbi e le incertezze, sul piano interno e internazionale, le performance di un’economia strutturata come quella dell’Emilia Romagna si confermano al di sopra della mesia nazionale. È l’indicazione contenuta nel Rapporto Bankitalia sull’economia regionale presentato a fine giugno.

L’export
Secondo il Rapporto, nel 2018 le esportazioni regionali in termini nominali sono aumentate del 5,7%, un dato molto più alto
di quello nazionale (3,1 per cento). L’incremento, che ha mostrato un’intensità simile nelle due parti dell’anno, è stato comunque inferiore a quello del 2017, in un contesto di rallentamento del commercio mondiale.
L’export è aumentato in quasi tutti i principali comparti. In cima, ci sono
meccanica, mezzi di trasporto e prodotti in metallo. Un calo, invece (il primo dopo 9 anni di crescita ininterrotta), per le piastrelle.
L’espansione ha interessato tutti i principali mercati di sbocco e, in misura maggiore, i paesi della Ue. In Germania, principale importatore dalla regione, le esportazioni sono aumentate del 6,5%, come nel 2017, nonostante il rallentamento dell’economia tedesca. E anche con la Brexit – minacciata con “no deal” all’orizzonte – le vendite estere nel Regno Unito sono cresciute sensibilmente. Quello britannico è il 4° mercato estero dell’Emilia Romagna e, in prospettiva, l’uscita del Regno Unito dalla Ue potrebbe avere ripercussioni negative. Al di fuori dell’Unione europea, le vendite all’estero sono aumentate in quasi tutti i mercati.

Il mercato del lavoro
Il numero degli occupati è aumentato dell’1,6%, attestandosi a
poco più di 2 milioni. Anche le ore lavorate sono cresciute (+1,4%) e si è quasi dimezzato il numero di ore di Cassa integrazione.
L’incremento dell’occupazione è stato doppio rispetto a quello medio nazionale e ha intererssato particolarmente la componente dipendente dell’industria. Il tasso di disoccupazione è ulteriormente sceso, al 5,9% e ha riguardato anche i giovani. Di conseguenza, anche l’incidenza dei Neet (i giovani che non studiano e non lavorano) si è ridotta di un punto, al 15,8 per cento.

Le famiglie
Il miglioramento del mercato del lavoro ha favorito la crescita del
reddito disponibile, aumentato nel 2018 del 2% in termini reali, in base a nostre elaborazioni su dati di Prometeia.
È proseguita la crescita delle compravendite di abitazioni. Il sistema finanziario ha accompagnato le esigenze della domanda con politiche creditizie distese. Sono diminuite le operazioni di surroga e sostituzione di mutui che negli anni precedenti erano cresciute sensibilmente grazie soprattutto al calo dei tassi e ad alcune modifiche normative che avevano ridotto notevolmente i costi di transazione.
Nel 2017, ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, la spesa
media mensile di una famiglia emiliano-romagnola di due persone, espressa in termini equivalenti, era pari a 3mila euro (2.800 nel Nord Est). Nell’allocazione del risparmio, anche nel 2018 i bassi tassi di interesse hanno favorito l’investimento in strumenti prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente. Dopo anni di forte crescita, si è ridotto il risparmio gestito.

Più carte e bonifici
In base alle segnalazioni delle banche, di Poste italiane spa e delle società finanziarie, nel 2018 in Emilia-Romagna sono stati effettuati 124 pagamenti pro capite con mezzi alternativi al contante, un
valore superiore alla media nazionale e in linea con il Nord Est , ma molto inferiore al dato medio europeo (239).
Il ricorso a questi strumenti è cresciuto del 40% tra il 2013 e il 2018
Il maggiore ricorso alle carte si è associato a un loro utilizzo per importi minori. Nello stesso periodo, l’ammontare medio delle transazioni con carte si è ridotto da 79 a 65 euro.

La finanza pubblica
Nel 2018 la spesa primaria totale degli enti territoriali emiliano-romagnoli (al netto delle partite finanziarie) è aumentata del 3,3% rispetto all’anno precedente (è del 3%, in media, quella delle Regioni a statuto ordinario).
In termini pro capite, ammonta a 3.553 euro, contro i 3.370 in media deelle altre regioni. Circa il 93% è rappresentato da spesa corrente.
Tuttavia, a tale divario si associa un grado di qualità dell’azione pubblica tra i più elevati del Paese, anche se il confronto con altre regioni europee comparabili è meno favorevole. La spesa per la sanità rappresenta oltre il 90% della spesa primaria corrente della Regione.

I Fondi Ue
In base al monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato, alla fine del 2018 (5° anno dell’attuale ciclo di programmazione dei fondi comunitari), i Programmi operativi regionali (Por) 2014-2020 – gestiti dalla Regione Emilia-Romagna e riferiti ai fondi comunitari Fesr e Fse – mostravano una percentuale di avanzamento finanziario in significativo aumento rispetto al 2017. Su una dotazione complessiva di quasi 1,3 miliardi di euro, i pagamenti cumulati ammontavano a oltre un terzo (il doppio del corrispondente dato di fine 2017). Il grado di attuazione finanziaria risultava nettamente superiore alla media delle regioni più sviluppate.
Il grado di avanzamento finanziario era quasi il 40% per le misure dedicate a ricerca & sviluppo e competitività delle imprese e il 35% per gli obiettivi riferiti al mercato del lavoro e capitale umano.
L’avanzamento risultava invece più basso per le misure su ambiente,
efficienza energetica e trasporto sostenibile.
A fine 2018 risultavano impegnati circa i tre quarti della dotazione dei Por emiliano-romagnoli, una quota superiore di 26 e di 37 punti percentuali alla media delle regioni più sviluppate e a quella italiana, rispettivamente. I progetti co-finanziati dai Por emiliano-romagnoli erano più di 5.600: il 64% delle risorse era destinato all’acquisto o alla realizzazione di servizi, specie quelli di formazione professionale, post-qualifica o post-diploma
o di reinserimento dei lavoratori.

 

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