Secondo Sace (gruppo Cdp) crescono soprattutto food, moda e mezzi di trasporto. Con l’accordo economico risparmi di 1 miliardo per le aziende europee

di S. Carrer e L. Cavestri

Il protezionismo è un film che va di moda. Ma se a parlare sono i numeri, la pellicola racconta un’altra storia.

Il 1° febbraio è entrato in vigore l’Accordo di libero scambio tra Unione europea e Giappone. E nel I semestre del 2019 (rispetto allo stesso periodo del 2018), l’export di Made in Italy verso il Sol levante è complessivamente cresciuto di oltre il 17%, pari a più di 3,6 miliardi di euro e un volume di vendite – sull’anno – che dovrebbe toccare i 6,7 miliardi.

A scattare la fotografia, il centro studi Sace Simest, per il quale l’ottima performance è trainata, soprattutto, da alimentari e bevande – uno dei principali settori che ha beneficiato della riduzione delle barriere tariffarie – (+47,4%) , da mezzi di trasporto (+16%) e dai prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+8,4 per cento).

Cosa prevede l’accordo

L’accordo prevede l’eliminazione della maggior parte dei dazi: oltre il 90% delle barriere tariffarie sui beni europei diretti in Giappone è stato abolito o ridotto già dall’entrata in vigore dell’intesa. Sono infatti previsti periodi di transizione per alcuni settori “sensibili”, ad esempio nel comparto automobilistico (7 anni).

È inoltre garantita la protezione di 205 prodotti agricoli europei di alta qualità, le cosiddette Igp i, tra le quali figurano 45 prodotti italiani (dai vini e altri alcolici, fino ai formaggi e ai salumi). L’accordo infine, faciliterà le esportazioni di servizi – quelle della Ue e dell’Italia verso Tokyo ammontano rispettivamente a circa 35 e 1,6 miliardi di euro – e aprirà il mercato degli appalti di 54 grandi città del Giappone.

A regime, le imprese dell’Unione risparmieranno fino a 1 miliardo di euro l’anno in termini di minori dazi doganali, di cui 134 milioni sul vino e 174 sui prodotti della pelletteria e delle calzature. «Soprattutto – ha spiegato Pierluigi Ciabattoni, senior economist di Sace (Gruppo Cdp)– le 15mila Pmi italiane che già fanno affari con il Giapoone (e le molte atre che ne trarranno occasione)beneficeranno anche dell’eliminazione delle barriere non tariffarie, standard, certificazioni (fito-) sanitarie, omologazioni, che gravano sui costi delle imprese grazie, ad esempio, al meccanismo del reciproco riconoscimento».

Non solo. «Le buone performance sul fronte dei mezzio di trasporto – ha proseguito Ciabattoni – benchè permangano delle clausole di salvaguardia, ci fa capire come anche nei settori in cui si poteva temere un calo, in realtà, c’è stata una crescita di opportunità». Nei primi 7 mesi del 2019, Lamborghini ha segnato in Giappone un +24% di vendite. Inoltre non mancheranno occasioni per i nostri esportatori di vini, di carni e di formaggi . Infine, diversi settori in cui l’Italia è molto competitiva, come i prodotti tessili e dell’abbigliamento, nonché i prodotti chimici (tra cui i cosmetici) e la plastica, vedranno la completa abolizione delle barriere tariffarie».

Italia più «grintosa» dei partner

Conferme giungono anche dai dati giapponesi. La tendenza positiva si è confermata a luglio: l’Amministrazione doganale giapponese ha appena reso noto che le importazioni dall’Italia il mese scorso sono cresciute dell’11,3% a 124 miliardi di yen ( a fronte di un export nipponico nei nostri confronti in progresso del 4,1% a 41,9 miliardi di yen), mentre quelle dalla Francia sono scese dell’8% a 102,3 miliardi (l’anno scorso il nostro export aveva superato quello francese) e quelle della Germania si sono contratte del 16,2% a 220,5 miliardi.

«Il buon andamento di quest’anno – ha sottolineato il direttore dell’Ice di Tokyo, Aristide Martellini – appare ancora più significativo se si considera chela voce tabacco è in calo molto accentuato, in quanto la Philip Morris ha iniziato a inviare in Giappone gli stick di tabacco per iQos non solo dallo stabilimento di Bologna. Va anche considerato, che, una volta tanto, l’effetto-cambio risulta positivo, in quanto lo yen quest’anno si è apprezzato sull’euro».

Il punto sulle nuove opportunità di business legate all’Accordo di libero scambio sarà fatto il 5 settembre a Ca’ Vendramin Calergi a Venezia (nell’ambito della Japan Week), mentre il 9 ottobre l’Italy-Japan business Group organizzerà un simposio a Milano prima dell’assemblea annuale del 15 novembre a Tokyo.

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/l-accordo-il-giappone-mette-turbo-all-export-17percento-ACsK8kf