Eni corre anche per gli asset ExxonMobil in Norvegia ed Enel è più forte in Sud America
Espansione all’estero, commesse, nuovi progetti, sono tanti i gruppi industriali che stanno dando una scossa al settore, anche in Borsa: da inizio anno, per esempio, Eni ha messo a segno un rialzo del 17,6%, Saipem del 33,6%, Enel del 18,4%, Snam è salita del 20,8% e Maire Tecnimont del 36,5 per cento. Non deludono, poi, le utility come A2a (+18%), Acea (16,7%), Iren (+18%) ed Hera (+17%).
In particolare, il successo arriva da oltre confine dove i colossi Enel ed Eni confermano la propria forza. E gli altri gruppi stanno aumentando le commesse. È il caso di Snam che per la prima volta guarda anche al mercato Usa. La società italiana guidata da Marco Alverà è infatti in gara per rilevare da Energy Transfer il 33% della Rover pipeline: un affare da 2 miliardi di dollari che se andasse in porto segnerebbe il debutto di Snam Oltreoceano. Tutto questo in un momento in cui Washington forte di una produzione crescente di shale gas e ai ferri corti con la Cina è invece più determinata che mai a imporsi come fornitore di energia sul mercato europeo. Snam, recentemente, ha poi acquisito il 66% dell’operatore greco Desfa (insieme a Fluxys ed Enagas). Un passo considerato dagli analisti positivo. Così come il blitz in corso negli Usa potrebbe non restare un caso isolato.
Sul fronte oil, i corsi del petrolio in ripresa – proprio ieri un attacco terroristico in Arabia Saudita al più grande impianto del mondo arabo potrebbe far lievitare ultermionte i prezzi, perlomeno nel breve termine – hanno aiutato le major e anche gli operatori di settore (ingegneria) come Saipem e Maire. Eni continua la propria espansione nei mercati esteri (Arabia, Mediterraneo) ed è in pole per rilevare gli asset di Exxonmobil nel Mare del Nord. Inoltre, continua l’espansione in Africa dove, proprio ieri, l’ad Claudio Descalzi ha incontrato il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Falix Tshisekedi, per discutere della possibilità di sviluppare iniziative finalizzate alla conservazione di vaste aree di foresta primaria per preservarle e proteggerle dal rischio e dalla minaccia della deforestazione. Inoltre, Descalzi ha illustrato al presidente l’opportunità di avviare progetti per il miglioramento delle infrastrutture di distribuzione dell’elettricità.
Saipem, dal canto suo, sta ottenendo numerose commesse all’estero dopo un periodo di magra. In particolare, dopo i super contratti in Arabia Saudita e Mozambico, ora la società guidata da Francesco Caio è in corsa, in esclusiva, per un maxi progetto da 10 miliardi in Nigeria per la costruzione di un impianto di liquefazione di gas. Enel, intanto, è ormai padrona in Sud America dove ha concentrato molte attenzioni aggiudicandosi, una dopo l’altra, diverse gare nella distribuzione di energia e nel green. Il gruppo guidato da Francesco Starace che è, di fatto, «ambasciatore» dell’Italia nel mondo per l’energia pulita, sta guardando anche all’Africa con la controllata Enel green power. Nonché, a tutto il business elettrico. Maire Tecnimont, infine, ha stretto un accordo con Eni per trasformare i rifiuti in energia e lavora nel settore energetico russo, polacco, nel mercato degli Emirati Arabi e in Usa.
Oltre alle ambizioni estere, a spingere in alto il settore dell’energia italiano potrebbero poi essere anche, involontariamente, i francesi. I problemi ai componenti dei reattori nucleari di Edf potrebbero portare a un rialzo dei prezzi dell’energia elettrica. E, secondo gli analisti di Equita, i maggiori beneficiari saranno i power generators come Enel, Erg, A2a, Iren, Falck, e Iniziative Bresciane.