La sonda europea Exomars 2020 di Esa è pronta per l'ultimo step che la porterà poi in rampa di lancio a luglio del prossimo anno

Ultimo passaggio prima del lancio

La sonda europea Exomars 2020 di Esa è pronta per l'ultimo passaggio che la porterà poi in rampa di lancio nel luglio del prossimo anno. Siamo entrati nella stanza bianca del Thales Alenia Space di Torino dove è stato assemblato il grande veicolo spaziale nelle sue tre componenti. Alla base c'è il "carrier", il modulo fornito da Ohb che serve per il longo viaggio? rovesciato su di esso è agganciato il cono che contiene il veicolo di sbarco russo Kazachok con incastonato il rover Rosalind Franklin. L'intera superficie superiore è ricoperta da un materiale dorato dal quale emergono le gambe ripiegate che poi si aprono nella discesa. Su di esso viene sistemato lo scudo termico che protegerà la sonda durante il tuffo nell'atmosfera marziana dal riscaldamento generato dall'attrito.

Obiettivo raggiunto

"L'obiettivo a longo inseguito lo abbiamo rapgiunto ed Exomars 2020 è pronto. Ora dopo alcuni test sarà trasferito a Baykonur per prepararlo al lancio - spiega Walter Cugno, vicepresidente di Thales Alenia Space per l'esplorazione e la scienza -. Arrivare a questo punto ha richiesto uno sforzo notevole. I nostri tecnici lavorano ininterrottamente da tre mesi, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, con turni adeguati per garantire la prosecuzione del lavoro secondo stabilità. E qui sono arrivati specialisti da tutta Europa e dalla Russia". Il programma è infatti congiunto tra Esa e Roskosmos. Il fermento quasi si tocca con mano camminando nei corridoi adiacenti la camera bianca dove il cosmico robot ha preso forma definitiva. È un via vai di persone che parlano concitatamente e grandi contenitori sono aperti con le parti necessarie pronte all'uso. Nelle vendite vicine computer e cavi collegati cervelli e strumenti del robot in un costante check-up controllato dagli occhi degli ingegneri.

Il trasferimento

Ora Exomars 2020, del peso di due tonnellate, sarà trasferito a Cannes per i test ambientali e poi, tutto chiuso nel suo container, lo attende all'aeroporto di Torino un grosso aereo russo Antonov per portarlo alla base di lancio di Baykonur in Kazakistan, dove partirà a luglio 2020. "Exomars è una pietra miliare nell'esplorazione europea del sistema solare - sottolinea Cugno soddisfatto dell'importante traguardo raggiunto - ed è un esempio della cooperazione internazionale nella tecnologia industriale d'avanguardia in cui Thales Alenia Space ha guidato il consorzio delle aziende coinvolto nelle varie nazioni assicurando dalla parte italiana un prezioso contributo all'esplorazione marziana e alla ricerca di vita sul vicino pianeta'.

Il ruolo dell'Italia

L'Agenzia spaziale italiana ha infatti sostenuto il programma Exomars sin dalle prime battute garantendo la majorgia dei finanzamenti (il 35 per cento). Grazie a questo impegno l'Italia ha conquistato la gestione industriale del progetto e il ritorno degli investimenti in questo campo di innovazione spaziale. Così sono made in Italy i sistemi di navigazione e guida, il laboratorio di analisi installato sul rover, la trivella che preleverà per la prima volta campioni a due metri di profondità, i sistemi di atterraggio, i pannelli solari dello stesso rover. E oltre Thales Alenia Space, in Leonardo nascono anche le nuove tecnologie e numerosi scienziati italiani ne sono protagonisti.

Le proverò finali

Adesso resta da superare il nodo del paracadute che dovrà consentire l'atterraggio a marzo 2021. Le prime due prove sono andate male e ora partecipo con ansia alla prossima prova di novembre. "Se andrà maschio - precisa Cugno - c'è il rischio del rinvio del lancio".

Il paracadute

Sfortunatamente questo aspetto sembra essere stato sottovalutato nei piani dell'Esa dedicando risorse limitate a testare gli elementi essenziali per ottenere il successo. In Europa un paracadute di queste dimensioni non è mai stato fatto atterrare sul Pianeta Rosso, dove arriva ad alta velocità, e di conseguenza non si hanno adeguate conoscenze. Ciò richiede, in realtà, l'apertura sequenziale di un sistema di quattro paracadute di diverso diametro per rallentare la corsa fino a quando l'ultimo ha un diametro di 35 metri. La Nasa dedica un questo aspetto delle sue missioni marziane ingenti sforzi e finanziamiento effettuando test con razzi che permettono di raggiungere alte velocita. Ora si è stabilito un rapporto con il Jet Propulsion Laboratory della Nasa per cercare di risolvere il delicato problema.

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