Brand italiani: recuperato il fatturato pre-crisi

Il valore del Made in Italy cresce a doppia cifra anno dopo anno. E proprio sull’importanza dei marchi in 5 settori strategici per il made in Italy (agroalimentare, sistema moda, sistema casa, auto e componenti, sport e tempo libero) si concentra il nuovo report di Prometeia, presentato il 19 settembre 2019 al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Brand in Italy. Nel complesso, dallo studio si comprende come il fatturato generato dalle imprese a marchio (più di 20 mila nei comparti considerati) valga oltre 165 miliardi di euro: il 60% del giro d’affari dei rispettivi settori. Negli ultimi dieci anni le imprese a marchio hanno già recuperato i livelli di fatturato di prima della crisi e viaggiano oggi su margini migliori delle altre imprese (quasi un punto il rapporto tra EBITDA e fatturato).

L’esportazione italiana: 140 miliardi in 5 anni

Prometeia ha stilato un elenco dei 30 mercati maggiormente attrattivi guardando ai valori effettivi del venduto, ma anche all’interesse che le imprese raccolgono nell’ambito di ricerche web di quegli stessi paesi. Valgono nel complesso 120 miliardi di euro e nei prossimi cinque anni aumenteranno la loro domanda potenziale di quasi 20 miliardi. Tra questi ci sono conferme e mete emergenti per il made in Italy. Sul podio delle prospettive di crescita al 2023 ci sono India (+86%), Emirati Arabi (+39%) e Sud Africa (+29%). Molto buone anche le speranze di aumentare le esportazioni nei prossimi cinque anni in Brasile (+28%), Australia (+25%), Sud Corea (+25%) e Messico (+22%)

I mercati ad alto potenziale: Europa, Usa e Cina

Il web contribuisce a costruire una nuova mappa delle opportunità per l’export italiano. Ma non tutti i Paesi reagiscono alla vetrina online nella stessa maniera. Europa, Stati Uniti e Cina, per esempio, guidano la classifica delle vendite così come delle ricerche online e nei prossimi 5 anni aumenteranno i loro acquisti di oltre 10 miliardi. Diversi, invece, India, Brasile, Turchia, Messico e Australia, che acquistano made in Italy assai meno di quanto lo cercano online. Si tratta spesso di mercati di frontiera, spiega la ricerca di Prometeia, dove l’interesse nel web anticipa il superamento di quei vincoli reddituali che avevano finora limitato la domanda effettiva e indica il loro potenziale di medio periodo.

Il Made in Italy: grandi brand e piccoli produttori

Per l’export italiano non mancano paesi dove il livello delle importazioni è relativamente superiore alla presenza sul web, indice del bisogno di rafforzare le strategie digitali delle imprese italiane. E’ il caso soprattutto dei mercati asiatici, Giappone e Corea in particolare, dove le caratteristiche dei siti aziendali (dalle barriere linguistiche ai tempi di caricamento delle vetrine digitali) possono frenare il consumatore, un gap che se non affrontato rischia di minare il potenziale delle imprese italiane.

I marchi italiani sul web

L’utilizzo di tecniche di web analytics ha inoltre fatto emergere parole e concetti maggiormente associati ai marchi italiani nelle ricerche in rete. E’ il caso per esempio dell’attenzione alla salute che caratterizza i migliori brand dell’alimentare, della forte attenzione al territorio d’origine che guida le scelte degli utenti nell’ambito della moda e del sistema casa, o di performance e qualità dei materiali nel mondo dei motori e dei prodotti sportivi. Il comparto alimentare continua a guidare la classifica delle esportazioni italiane (con 61 miliardi di euro nel 2018). Ma l’auto (e il mondo dei componenti) è il settore che negli ultimi 5 anni ha fatto il balzo: +54% di esportazioni.

 

https://www.corriere.it/economia/aziende/cards/made-italy-vola-brand-tricolori-hanno-recuperato-fatturato-pre-crisi/i-marchi-italiani-web.shtml