L’insieme di produttori, distributori, industrie ed esercenti del mondo cinematografico genera ricavi per 4 miliardi di euro, grazie alle oltre 2 mila aziende attive nel settore, di cui il 97% ha un fatturato inferiore a 10 milioni. Produttori e distributori apportano al settore un’elevata produttività, mentre è il settore delle sale cinematografiche a soffrire di più, colpa della forte concorrenza della tv e dei servizi in streaming. I dati vengono dal primo Industry book di Unicredit, studio che è stato presentato il 23 settembre a Roma al Forum delle economie organizzato dal gruppo di servizi bancari e finanziari e da Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche e audiovisive e multimediali) e dedicato al tema «Il cinema è cultura, industria, ricerca».
I numeri
In un settore come quello cinematografico, che nel mondo è dominato da attori molto più importanti come la filiera hollywoodiana e il mercato dei sistemi Ott (le piattaforme che offrono contenuti in streaming su Internet), l’Italia ha saputo ritagliarsi un suo spazio. Tra il 2013 e il 2017 la crescita dei ricavi è stata compresa tra il 3 e il 6% medio e le imprese hanno mostrato un’alta redditività, dato che produttori e distributori hanno avuto nel 2017 un Ebitda margin (il margine operativo lordo, che indica la capacità dell’azienda di generare reddito basandosi sulla gestione operativa) rispettivamente dell’11 e del 43%. Le aziende cinematografiche italiane hanno inoltre una metrica creditizia solida: più del 60% di queste si colloca a livello «investment grade», che indica un rating alto.
Le sale di proiezione
L’anello debole della catena rimane il settore delle sale cinematografiche: 300 imprese e circa 600 milioni di fatturato. Un mondo, questo, che subisce pesantemente i colpi della diffusione dello streaming online e delle pay tv, e il cui destino dipende probabilmente dalla capacità che avranno i gestori di adattarsi ai cambiamenti tecnologici.
Il fermento: fusioni e acquisizioni
Molto attivo anche il mercato delle M&A (le fusioni e le acquisizioni), tanto da vantare negli ultimi quattro anni 151 operazioni che hanno coinvolto imprese legate al mondo entertainment e hanno visto entrare nel capitale fondi di investimento.
L’Italia poi è una piazza estremamente attrattiva, grazie alla presenza di aziende con buona redditività, e il tax credit (o credito d’imposta, che sancisce la possibilità di compensare debiti fiscali con il credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico) si conferma un volano per lo sviluppo di partnership e il richiamo di investimenti esteri.
Il presidente di Anica
«La concorrenza nella filiera del Cinema e dell’Audiovisivo è fortissima. Le capacità creative e produttive italiane sono indiscutibili, e l’Italia è certamente tra i paesi più ricercati per prodotti e talenti». A dirlo è Francesco Rutelli, presidente Anica, che ha anche aggiunto come la trasformazione globale però renda la competizione sempre più sfidante: «l’integrazione all’interno di questo comparto – inclusi i mondi dell’innovazione digitale – la crescita dimensionale delle imprese, la capacità di rivolgersi ai mercati internazionali, ecco gli obiettivi strategici per i quali in Italia dobbiamo essere pronti».